Meno nitriti in Danimarca: la Commissione UE, con la Decisione (UE) 2021/741 del 5 maggio 2021, ha autorizzato una misura nazionale danese volta a dimezzare la quantità massima di nitriti nei prodotti a base di carne. Quando nel resto dell’Unione Europea?
I nitriti
I nitriti vengono usati da vari decenni nei prodotti a base di carne, con la finalità principale di garantire la conservazione e la sicurezza microbiologica di questi prodotti, grazie all’effetto inibitorio della moltiplicazione del Clostridium botulinum, il batterio responsabile del botulismo, potenzialmente letale.
Il problema principale di questi additivi risiede però nel fatto che essi possono determinare la formazione di nitrosammine, alcune delle quali sono risultate cancerogene.
Non a caso in Francia un gruppo di parlamentari sta proponendo una legge nazionale volta a restringere in maniera netta l’uso dei nitrati, riducendone gradualmente la concentrazione fino a giungere alla loro totale eliminazione entro il 2025. Ciò a seguito della raccolta di 325.000 firme ad opera di Foodwatch, della Lega Contro il Cancro e dall’azienda foodtech Yuka.
Il quadro normativo UE
Il regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio fissa i livelli e altre condizioni d’uso dei nitriti nei prodotti a base di carne.
In particolare, nell’allegato II, parte E, del regolamento citato, alla categoria alimentare 08.3 «Prodotti a base di carne», sono fissate le dosi massime di nitrito di potassio (E 249) e nitrito di sodio (E 250) che possono essere aggiunte durante la fabbricazione: 150 mg/kg per i prodotti a base di carne in generale e 100 mg/kg per i prodotti a base di carne sterilizzati. Per alcuni particolari prodotti tradizionali a base di carne ottenuti mediante salatura in determinati Stati membri, la dose massima aggiunta è eccezionalmente elevata a 180 mg/kg.
La posizione di EFSA
Le dosi massime di nitriti, come sopra evidenziate, si basano sui pareri del comitato scientifico dell’alimentazione umana del 1990 e del 1995 nonché sul parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare («EFSA») del 26 novembre 2003.
Successivamente EFSA ha emesso un nuovo parere scientifico relativo a una nuova valutazione del nitrito di potassio (E 249) e del nitrito di sodio (E 250) il 15 giugno 2017 (EFSA Journal 2017;15(6):4786).
In tale ultimo documento, l’Autorità sostiene che, in sostanza, se tutte insieme le fonti di esposizione alimentare al nitrito (additivi alimentari, presenza naturale e contaminazione) fossero prese in considerazione nel loro insieme, la Dose Giornaliera Ammissibile («DGA») sarebbe superata solo nei lattanti, nei bambini piccoli e nei bambini mediamente esposti e nelle persone di tutte le fasce d’età più altamente esposte. Inoltre l’esposizione alle nitrosammine endogene è poco preoccupante, mentre qualche preoccupazione desta l’esposizione complessiva a livelli elevati di nitrosammine esogene per le persone di tutte le fasce di età, eccetto gli anziani.
In tutto questo, EFSA ha tuttavia confermato le prove che dimostrano la cangerogenicità di nitrati-nitrati e loro derivati.
Da parte sua, la Commissione UE, in uno studio del 2016, ha concluso che è opportuno riesaminare gli attuali livelli massimi dei nitriti autorizzati dalla legislazione unionale, ma le discussioni con gli Stati membri sono ancora in corso e, ad oggi, 2021, le acque non si sono ancora smosse.
La posizione della Danimarca
La Danimarca, a partire dal decreto n. 1044 del 4.9.2015, aveva adottato disposizioni nazionali atte ad abbassare i limiti massimi sopra visti di nitriti nei prodotti a base di carne, decreto approvato dalla Commissione UE con decisione (UE) 2018/702.
Le autorità danesi, infatti, ritenevano, e ritengono tutt’ora, che molte nitrosammine volatili sono cancerogene e genotossiche e che i valori di DGA di cui al parere EFSA del 2017 citato vengono regolarmente superati per una parte consistente della popolazione danese.
Il provvedimento danese è stato adottato sulla base dell’art. 114, parr. 4 e 6, in combinato disposto con l’art. 36 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea («TFUE»), in ragione della tutela della salute e della vita umana, in virtù del cui principio uno Stato membro può mantenere disposizioni nazionali, di carattere provvisorio, di deroga rispetto a misure armonizzate UE e tali da limitare il mercato unico.
Il primo decreto aveva dunque un’efficacia triennale ed è stato sostanzialmente rinnovato, con modifiche, col nuovo decreto n. 1247 del 30 ottobre 2018.
Dal punto di vista sostanziale, la legge danese fissa una quantità massima di nitriti pari a 60 mg/kg, con delle eccezioni (nel salame fermentato la quantità totale è 100 mg/kg, mentre nei prodotti conservati o semiconservati è 150 mg/kg, come pure nel bacon).
Come è facile constatare, dunque, le disposizioni danesi sono più severe di quelle del regolamento (CE) n. 1333/2008, (livello massimo di 60 mg/kg vs. 150 mg/kg), e non autorizzano l’immissione sul mercato di alcuni prodotti tradizionali a base di carne a causa dei livelli residui massimi.
La decisione della Commissione UE
La Commissione UE, il 5 maggio 2021, ha adottato la Decisione (UE) 2021/741 relativa alle disposizioni nazionali danesi approvate con il richiamato decreto n. 1247 del 30 ottobre 2018.
L’approvazione della Commissione è giunta dopo che la Danimarca è stata in grado di dimostrare, nuovamente, i vantaggi che derivano da livelli nazionali più bassi di nitriti, in termini di protezione della salute pubblica, senza rinunciare, al contempo, ad un adeguato livello di protezione contro la possibile proliferazione del Clostridium botulinum, grazie a studi sulla valutazione del rischio eseguiti dall’Istituto nazionale dell’alimentazione della Danmarks Tekniske Universitet
Inoltre, il Paese del nord Europa ha dato prova che una siffatta misura nazionale non è oltre modo pregiudizievole per gli scambi nel mercato unico, posto che, anzi, le importazioni di specifici prodotti a base di carne provenienti da altri Stati membri sono aumentate nel periodo 1994-2019.
Dunque le disposizioni nazionali non sono state giudicate meramente protezionistiche, e non costituiscono una restrizione dissimulata del commercio tra gli Stati membri.
Anche stavolta, il decreto danese avrà efficacia per tre anni, durante i quali le autorità locali dovranno continuare a monitorare la situazione e a raccogliere dati che consentano di stabilire se l’applicazione dei limiti fissati dal regolamento (CE) n. 1333/2008 garantisce il necessario livello di protezione o, in caso contrario, se comporta un rischio inaccettabile per la